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Seconda intervista

Domanda 1:

Secondo lei, perché nel passato vi erano più uomini che insegnavano e ora ci sono più donne a coprire il medesimo ruolo?

Secondo me a causa di 2 fattori: le donne in passato dovevano accudire i figli
e il ruolo di insegnante era più importante rispetto ai giorni nostri, perciò era prettamente maschile come ruolo.

Domanda 2:

Perché la percentuale di donne da Ricercatore di Fisica a Professore Ordinario diminuiscono così tanto?
Abbiamo notato che le percentuali passano da un 27% quando si parla di Ricercatrici ad un 5% quando si arriva a Professore Ordinario.
Secondo lei è per le difficoltà che si incontrano nel percorso?

La percentuale di donne da Ricercatore di Fisica a Professore Ordinario diminuiscono così tanto
perchè i posti di Professore Ordinario sono minori e dipende molto dai settori.

Domanda 3:

Cosa ha significato per lei l’aumento del numero delle donne che negli anni hanno iniziato a lavorare in ambito scientifico?

L'aumento del numero delle donne in ambito scientifico ha significato molto per me,
perchè mi sono sentita meno sola ed è un riconoscimento importante per tutte noi.

Domanda 4:

Qual’è stato secondo lei l’evento che ha favorito di più l’aumento del numero delle donne
che negli anni hanno iniziato a lavorare in ambito scientifico?

Non posso dire che ci fosse un bisogno di figure femminili in ambito scientifico,ma a mio parere è stato un processo naturale,
che con una maggiore maturazione della solidarietà ha favorito l'aumento delle donne in questi campi.

Domanda 5:

Dai grafici delle statistiche è evidente che nelle facoltà scientifiche la percentuale di uomini è superiore.
Per lei è stato difficile inserirsi in un ambiente prevalentemente maschile?
In questo ambito ha mai subito discriminazioni sessiste?

Non ho mai avuto difficoltà ad inserirmi e non ho mai subito discriminazioni sessiste.
Però la sensazione da parte dei miei colleghi era quella di non sopportare un capo donna.

Domanda 6:

Dopo la laurea ha svolto il suo primo incarico in Germania all’Università di Bonn,
crede che i neolaureati in Italia non abbiano sufficienti opportunità e siano poco valorizzati?

A mio parere credo che non siano poco valorizzati ma che non abbiano sufficienti opportunità,
perchè in ambiti come la fisica bisogna viaggiare ma molti tengono comunque un legame con la propria nazione natale.

Domanda 7:

Dal punto di vista accademico, c’erano molte differenze tra l’università tedesca e quella italiana?

Anche se sono stata poco tempo in Germania, le differenze con l'Italia ci sono.
Ad esempio, i posti di lavoro in Germania sono più numerosi essendoci meno richieste rispetto all'Italia.
Inoltre le università in Germania sono molto più elastiche.

Domanda 8:

Oltre alla Germania avrebbe voluto fare la ricercatrice anche in altri stati?

Oltre alla Germania, sono stata anche in Danimarca e negli Stati Uniti per lavoro;
in alcuni di questi stati mi sono trovata bene mentre in altri non tornerei.
In generale, ho lavorato in tutti gli stati in cui volevo lavorare.

Domanda 9:

Il fenomeno dei cervelli in fuga fa pensare che in Italia la ricerca sia sottosviluppata o mal gestita. Nella sua esperienza in Università,
ha mai sperimentato la mancanza di risorse economiche per far progredire dei progetti di ricerca?
Cosa consiglierebbe ai giovani?

Effettivamente, la gestione in Italia non è delle migliori,
ma un fattore importante è l'incapacità di fare dei progetti che siano sostenuti a livello internazionale.

Domanda 10:

Durante il suo soggiorno ha incontrato altri “cervelli in fuga”?
Il flusso di entrata e di uscita di “cervelli” è in negativo, ovvero esportiamo più cervelli rispetto a quelli che importiamo ma lei non fa parte di questi:
dopo l’esperienza in Germania è tornata in italia e ha continuato il suo percorso in territorio italiano.
Quali pensa siano la cause del bilancio negativo?

Di "cervelli in fuga" ne ho incontrati molti ma essendoci poche possibilità di posizioni,spesso non riescono a lavorare.

Domanda 11:

In Italia quale percorso bisogna seguire per diventare ricercatore?

Innanzitutto bisogna partire dalla laurea magistrale, che è la prima esperienza di ricerca,
pubblicare articoli, se possibile e, successivamente al dottorato,
accedere ai concorsi per delle posizioni da ricercatore.

Domanda 12:

Le sue attività scientifiche di ricerca erano spinte da pura passione per la scienza o mirava a una specifica innovazione/scoperta?

Le mie attività scientifiche erano spinte assolutamente da passione,
ma ai tempi non ero ben informata sulla ricerca perciò mi sono appassionata durante il mio percorso.

Domanda 13:

Cosa consiglierebbe alla Wanda neolaureata per il raggiungimento del suo obiettivo?

Le direi di raggiungere cioè che veramente le piace.


Ecco il video completo dell'intervista: